Ho ancora nella testa la risposta in automatico di Iliad che da qualche giorno mi assillava, esortandomi a lasciare un messaggio; mi irritava, confesso, perché mi impediva di potergli parlare direttamente.
Avevo bisogno di un suo parere e mi dava fastidio non riuscire a chiudere il cerchio. Sì, perché lui sicuramente mi avrebbe dato una mano. Come ho confessato a Roberto Bellini, che mi ha dato poco fa la notizia, avevo concluso, con una punta di invidia, che bene aveva fatto. Se ne era andato da qualche parte, come qualche volta gli capitava; inforcava la bici e si rigenerava. E invece se n’è andato e, come è nel suo stile, si è congedato con grande classe e senza rumore.
Franco era una persona molto preparata, era bello parlare con lui, perché aveva una cultura molto vasta, fatta di tante belle letture. Gli rendo merito per le sue grandi qualità professionali, testimoniate oggettivamente da tutto quel che ha fatto, ma mi piace ricordarlo, in particolare, per le sue qualità personali; per sua natura spaziava dalle aride questioni che contraddistinguono gli ingegneri, ahinoi, a temi molto più vasti e di grande profondità.
Ha sempre guardato al mondo con i suoi occhi belli e penetranti che lo aiutavano a scavare meglio le tante diverse realtà, aiutandolo a sviluppare riflessioni sempre di grande originalità. Il suo era un pensiero critico, ma sempre improntato alla costruzione, era capace di volare e al tempo stesso di essere molto concreto.
Ciao, Franco, mi dispiace proprio tanto che tu ci abbia lasciato.
Un grande abbraccio da tutto il CDTI.
Massimo