Lo scorso 15 maggio ci ha lasciati, a soli 74 anni, il caro amico Mauro Sentinelli.

Mauro è stato uno dei pionieri delle telecomunicazioni italiane e grande innovatore dei servizi cellulari – in SIP dal 1974, inventore nei primi anni ’90 della tariffa family, della scheda prepagata (1994), della scheda ricaricabile (1996), … replicati con successo in tutto il mondo come strumenti fondamentali per la diffusione esponenziale della telefonia cellulare.

Era molto attaccato alla sua famiglia – John Hoffman, CEO dell’associazione mondiale GSMA, lo definiva ”family man” -, a sua moglie Anna (“la consorte”) e ai figli Laura ed Alex. Mi diceva che la figlia Laura non voleva stare e studiare negli USA, uno dei motivi per cui rientrò in Italia nel 1999 dopo una parentesi di 2 anni presso Iridium LLC a Washington DC. E come si preoccupò quando seppe che il figlio Alex aveva avuto un incidente con la Lancia Kappa nuova fiammante, della cui distruzione non si preoccupava minimamente.

Eravamo amici dagli anni ’80, lavoravamo insieme al CCIR a Ginevra per la standardizzazione dei servizi TLC mobili — lui cellulare, io satellitare.

Poi quando nei primi anni ’90 la (allora) STET (poi Telecom Italia, oggi TIM) investì in Iridium (sistema globale di comunicazioni personali via satellite, tutt’ora in servizio e addirittura in espansione), io ero il capo programma in Telespazio e lui ci supportava come Direttore Marketing / Vice Direttore Generale di TIM (azionista di riferimento), su mandato di Vito Gamberale, prima che il controllo passasse a Massimo Sarmi.

Era il periodo d’oro del lancio del cellulare in Italia, e mi ha insegnato moltissimo. Era estremamente preparato ingegneristicamente, con un notevolissimo background tecnico, per di più ottimo psicologo di massa (marketing), istrionico e un vulcano di idee e comunicativa.

Poi come detto passò un periodo come Chief Marketing Officer c/o Iridium LLC a Washington (1997-1999) mentre ero Direttore Generale di Iridium Italia e commercializzavano i servizi Iridium in Europa e Sudamerica, prima di rientrare in Italia come Direttore Generale di TIM.

Grandi progetti e grandi (innocenti) goliardie in Italia e in giro per il mondo, dove appena arrivati in hotel per un Board Meeting o altro, sparivamo in piscina per decine e decine di vasche (lui, io dopo 4 o 5 mi rompevo), sauna e associata rasatura (che lì veniva meglio, per via della dilatazione dei pori…), che ci rimetteva in ordine per la cena dopo un lungo viaggio e associato jet lag.

Ricordo questo ed altri particolari più o meno insignificanti, ma che mi si sono impressi nella mente anche per le fragorose risate “romane” con associati occhiolini, tipici delle sue uscite comunicative.

E poi gli spassosi incontri conviviali a Roma, alla Scuola SSGRR (L’Aquila), astici e soft shell crabs in America (ma lì lo portavo io, che ero di casa), caviale a Mosca, sashimi in Giappone, Caipirinha e churrasco in Brasile, street food in Tailandia in mezzo agli elefanti che transitavano (e defecavano) tranquillamente per strada con il pilota a cavalcioni, bloccando il traffico (!), …

Sempre grandi risate – ma (quasi) sempre con l’immancabile doppiopetto, elegante e vagamente aristocratico, nonostante il volutamente esibito accento romanesco (“mo’ te spiego”) e la sua coinvolgente e fragorosa allegria istrionica.

Mauro lasciò TIM nel 2005, in un sussulto di dignità per l’insanabile contrasto con l’allora AD di Telecom Italia Marco Tronchetti Provera sulla fusione Telecom Italia-TIM, che riteneva – a ragione, ex post, ma lui lo aveva capito ex ante – non valorizzasse ma dilapidasse gli asset della Società – per lui una sorta di “fede”, c’era “solo” TIM e nient’altro che TIM.

Da quel momento uscì un po’ di scena dal mondo degli Operatori TLC, e ci frequentammo di meno finché non rientrò nel Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia nel 2010 con Franco Bernabè come AD — io allora ero Direttore Generale Studi AGCOM. Forse anche a causa della sua maturata “prudenza” nelle sue prese di posizione – insolita per un dirompete innovatore sicuro di sé come tutti lo conoscevamo -, la cosa non lo riportò operativamente alla direzione di TIM – come forse sperava o gli avrebbe fatto piacere -, e uscì dal mondo TLC qualche anno fa — cosa che forse non gli faceva molto piacere, anche se faceva finta di nulla e si dedicava ad altro. Guardava infatti con malcelata tristezza alla progressiva e apparentemente inarrestabile perdita di peso dell’Italia e dell’Europa dalla leadership dei servizi e tecnologie mobili, indubbiamente nostra a livello mondiale negli anni ‘90 e primi anni 2000.

Ci vedevamo di meno, ma ci incontravamo ogni tanto in Metro mentre io andavo in AGCOM in via delle Muratte e lui andava da Casal Palocco – dove abitava – al suo studio di Piazza di Spagna, dove gestiva i suoi nuovi interessi nelle energie alternative (eolico e altro). Mi spingeva ad unirmi al business investendo con lui, e alle mie argomentazioni di non essere “ricco” come lui (primo pensionato d’Italia), ancora grandi e fragorose risate di gusto e occhiolini vari.

Ultimamente non stava bene – e immagino le critiche e insulti social al più ricco pensionato d’Italia non lo aiutassero in questo. Ci sentivamo sempre di meno, non rispondeva più ai messaggi, e chi lo incontrava mi raccontava di un progressivo deperimento piuttosto triste per una personalità amante della vita, iperattiva, presente e prorompente come lui.

Mi ero ripromesso di recuperare i suoi riferimenti familiari e cercare di andare a trovarlo per “stanarlo” affettuosamente, ma non ho fatto in tempo…

Grande “visionario” e grande amico

Sono molto contento che TIM gli abbia riconosciuto gli innegabili meriti e primogeniture, e intitolato una delle principali sale riunioni corporate nella sede di Corso d’Italia a Roma.

Ciao Mauro, R.I.P.

 

Fulvio Ananasso