I costi dei lavori civili di scavo / installazione delle infrastrutture a banda ultralarga costituiscono il 60-80% del costo totale e sono quindi un serio ostacolo all’implementazione delle reti di nuova generazione. Esistono però infrastrutture inutilizzate (o solo parzialmente utilizzate) che potrebbero essere adatte a realizzare reti in fibra ottica senza necessità di nuovi scavi (es. dotti per acqua o elettricità, gasdotti, oleodotti, …). Una mappatura dettagliata (a livello “fisico”) delle infrastrutture disponibili nel territorio per reti a banda larga e ultralarga – Registro delle infrastrutture di nuova generazione (RING) – permetterebbe di evitare la duplicazione di infrastrutture nonché ridurre il digital divide e facilitare il decision making degli stakeholder. RING costituirebbe quindi uno strumento di informazione geo-referenziato (basato su software GIS, Geographical Information System) che permetterebbe di pianificare e facilitare lo sviluppo di reti ultrabroadband, ed aumentare trasparenza e efficienza delle infrastrutture nazionali. Al contrario, la mancanza di un dettagliato “catasto elettronico” delle infrastrutture tecnologiche non consente di disporre di una mappa dettagliata delle reti esistenti nel sottosuolo ed impedisce una adeguata pianificazione dei lavori di posa della rete in fibra ottica mediante il riutilizzo di condutture esistenti.
I Paesi più avanzati stanno promuovendo le relative iniziative – a partire, peraltro, dalla misura della velocità broadband. Negli USA, sulla base del “Recovery Act” (2009), M-Lab (www.measurementlab.net) ha realizzato – e sta continuamente migliorando – una piattaforma aperta per la misura della velocità internet, utilizzata da FCC / NTIA nell’ambito del progetto www.broadband.gov. La Nuova Zelanda ha il progetto www.broadbandmap.govt.nz/map, la Danimarca il LER (data base for underground infrastructures, www.ler.dk), la Germania “Infrastructure Atlas” (www.bundesnetzagentur.de), la Svizzera il “Network (geographic) information system”, il Regno Unito “Digital Britain” (http://digitalbritainform.org), ecc.
In Italia, lo scorso 5 novembre è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il Decreto Ministeriale che attua le disposizioni del Decreto Legge 12 settembre 2014 n. 133 (convertito con modifiche nella Legge 11 novembre 2014, n. 164) e istituisce il ‘Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture’ (SINFI). Il Decreto definisce le regole tecniche e modalità di costituzione, consultazione e aggiornamento dei dati territoriali in possesso delle Pubbliche Amministrazioni e dei soggetti privati proprietari o concessionari di infrastrutture territoriali — gas, elettricità, acqua, telecomunicazioni.
Speriamo che sia la volta buona. Del catasto delle reti si parlava da almeno un decennio, ma poi regolarmente tutto si bloccava, lasciando il campo a portali di misura della qualità broadband (più che di registrazione delle infrastrutture) e iniziative localmente circoscritte. Oltre a www.misurainternet.it dell’AGCOM, ci si è infatti affidati sinora ad alcune iniziative regionali — delle quali sarebbe opportuno tenere conto, cercando di uniformarle ed estendere a tutta la nazione come priorità dell’Agenda Digitale. Ad esempio, la regione Lombardia ha promulgato leggi specifiche e di conseguenza è stato realizzato un registro elettronico a livello municipale, e alcune città dell’Emilia Romagna hanno seguito la stessa strada. Particolare rilevanza assume in tale regione l’iniziativa di LEPIDA per integrare in una singola piattaforma (“Invento”) i dati sulle infrastrutture sotterranee (gasdotti, reti fognarie, reti di telecomunicazione, …) provenienti da varie autorità locali nella Regione, convertendo i dati disponibili in un formato accessibile via web (tramite servizi cloud).
Il Piano del Governo sulla banda ultralarga fa esplicito riferimento al catasto delle infrastrutture come elemento centrale per l’intera strategia. Viene altresì menzionata una fase di sperimentazione attraverso l‘iniziativa www.virgoregistry.eu, che – così come enunciato – appare però piuttosto carente (e di conseguenza con una certa dose di rischiosità) in termini di gestione progetto e monitoraggio del software – che dovrebbe obbedire alle regole (ex CNIPA) AGID -, oltre che di individuazione delle responsabilità tra le varie organizzazioni coinvolte. Malgrado gli avanzamenti delle tecnologie (GIS e quant’altro) e la loro maggiore diffusione rispetto al passato, la realizzazione e messa in esercizio del catasto delle reti seconda l’iniziativa citata appare pertanto piuttosto incerta, e sarebbe saggio esplorare (anche) soluzioni alternative.
I principi UE di neutralità tecnologica impediscono ovviamente considerazioni di dettaglio implementativo, ma sarebbe utile ricorrere pragmaticamente a qualche semplice architettura basata su standard cartografici / interfacce open data fattibile nel breve termine, pena il rischio di continuare a parlare di ‘piani’ e procedere poi in ordine sparso realizzando poco di realmente utile alla collettività – a parte le mappature degli Operatori, che ovviamente registrano le proprie reti per scopi di documentazione interna piuttosto che di public policy.
Si sottolinea pertanto la necessità di disporre al più presto di un “catasto nazionale delle infrastrutture e servizi a banda ultralarga” – realisticamente “federando” vari registri a livello territoriale (Regionale / Municipale) -, includendo le varie tipologie trasmissive (wireline, wireless e satellite) e di posa (cavidotti, mini-trincee, soprasuolo, aeree, …).
Un tale “Registro delle infrastrutture di nuova generazione” (RING) dovrebbe pertanto includere i dati relativi sia alle infrastrutture fisse che a quelle mobili, considerando le reti wireless accanto a quelle wired. Assume infatti sempre più importanza l’ultrabroadband wireless come componente non trascurabile delle reti di nuova generazione a banda ultralarga.
Si stima che almeno 1 GHz addizionale sia necessario a breve onde soddisfare la domanda di banda larga mobile – Internet of (Every) Things (IoT / IoE). Accanto al catasto elettronico delle infrastrutture (RING) è pertanto altrettanto importante il tema “RF spectrum review”, rassegna esaustiva della effettiva disponibilità ed utilizzo dello spettro radio per una riorganizzazione dello stesso, in accordo con il catasto delle frequenze MiSE-AGCOM..
In conclusione, appare evidente la rilevanza del catasto delle reti – fisse e mobili -, e si sottolineano i rischi di procrastinare troppo la realizzazione di un registro regionale per il Lazio in attesa dei risultati delle varie iniziative e tavoli di concertazione in atto per decidere standard, format, architetture, … (approccio “top-down”). La citata iniziativa multinazionale www.virgoregistry.eu ha data di scadenza nominale agli inizi del 2017, e – ove risulti successful dal punto di vista delle architetture e processi considerati – occorrerà verificare se e come si possa adeguare alle regole tecniche MISE / AGID ed uniformare con le varie iniziative regionali citate sopra. Si correrebbe il rischio di far passare altro tempo prezioso, con un eccesso di dipendenza dal successo e copertura funzionale del progetto in questione, a cui la strategia italiana per la banda ultralarga sembrerebbe affidarsi. Se tale iniziativa non portasse a risultati concreti e fattibili a breve – anche a causa della significativa “spalmatura” delle responsabilità decisionali tra le varie organizzazioni coinvolte — MISE, Infratel, AgID, AGCOM, ANCI, Operatori TLC, www.virgoregistry.eu, … -, l’intera strategia della banda ultralarga in Italia potrebbe risultare compromessa con una sorta di effetto domino.
Sarebbe pertanto opportuno fare tesoro delle buone prassi consolidate nelle iniziative regionali citate, e coordinarsi con esse in modo da favorire lo sviluppo di un modello nazionale “dal basso” (approccio “bottom-up”), basato sulle architetture implementative dei territori più ‘virtuosi’ e proattivi – auspicabilmente includendo tra questi la Regione Lazio.