Il Consiglio di Stato ha bocciato la norma sul capitale sociale introdotta nello Spid, perché irragionevole e illegittima. Lo fa sapere Assoprovider (l’associazione di operatori indipendenti nel complesso settore dei servizi Internet) che accoglie con soddisfazione la sentenza del Consiglio di Stato n. 1214 del 24 marzo 2016, che annullando definitivamente i requisiti di capitale per le attività di identity provider stabiliti dalla Presidenza del consiglio dei ministri, statuisce una volta per tutte, come l’affidabilità di una azienda non possa essere messa in relazione al capitale sociale.

“Con questa sentenza vince il buon senso e la civiltà giuridica, un riconoscimento dell’importanza del tessuto imprenditoriale italiano fatto di piccole e medie imprese eccellenti, troppo spesso penalizzate nell’aspetto finanziario e nelle gare pubbliche” commenta Assintel che, insieme ad Assoprovider, ha ingaggiato una dura battaglia di civiltà giuridica contro il requisito (risultato illegittimo di “elevato capitale sociale richiesto per le attività di identity provider, che di fatto escludeva dai giochi tutte le migliaia di valide PMI dell’ICT”.

Ulteriori commenti e approfondimenti in questi articoli:

«Spid», il Consiglio di Stato boccia la norma sul capitale sociale per gestire l’identità digitale

Spid, il Consiglio di Stato dà ragione ad Assoprovider

SPID: IL CONSIGLIO DI STATO DIFENDE LE PMI DELL’ICT

Ecco perché il Consiglio di Stato ha tolto il tetto di 5 milioni